Monastero SS. Salvatore, Grandate
In monastero
Quaresima 2023 - Tutti i sabati sera, ore 20.30 Ufficio di Lettura
mercoledì 22 marzo ore 20.30 Via Crucis, insieme al Coro degli Amici del Monastero, organista Gioia Dal Negro, musica di Daniele Ricci, 1989
Giovedì 16 febbraio - domenica 19 febbraio: Giornate Eucaristiche (cronaca)
Adorazioni comunitarie mensili (scarica le date)
lunedì - martedì - mercoledì - venerdì - sabato: celebrazione Eucaristica, ore 7.30
giovedì e domenica: celebrazione Eucaristica, ore 9.00
Orario della preghiera comunitaria della Liturgia delle Ore
Tutti i sabato sera, alle ore 20.30, la comunità monastica celebra l'ufficio di lettura in preparazione alla liturgia domenicale.
Incontro oblati _ domenica 2 aprile
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Commento alla Liturgia della Parola
IV Domenica di Quaresima, anno A
Questo lungo brano del cieco nato potrebbe stancare perché sembra la cronistoria di un processo.
Bello è il commento che ne fa il gesuita Silvano Fausti, focalizzando i temi fondamentali che l’evangelista Giovanni ci propone.
“In questo capitolo si presenta l’itinerario battesimale: è un cammino di illuminazione che ci fa uomini nuovi, nati all’alto (3,3) da quell’acqua che è lo Spirito (3,5). I battezzati sono chiamati “illuminati” (Eb 6,4; 10,32); un antico inno battesimale dice: “Svegliati o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà” (Ef 5,14).
Si dice spesso che la fede è cieca, confondendola con l’irrazionalità della creduloneria, equamente diffusa tra chi crede di credere e chi crede di non credere.
La fede cristiana è essenzialmente un “vedere”. Non si tratta di avere visioni singolari o strane: si tratta semplicemente di aprire gli occhi sulla realtà. L’uomo infatti è cieco dalla nascita: i suoi occhi, più che finestre sull’altro, sono specchi che riflettono i suoi fantasmi, scambiati per verità. Il buio e la paura gli hanno chiuso gli occhi e gli fanno proiettare sulle palpebre i suoi timori. Solo la luce dell’amore gli permette di aprire gli occhi e vedere ciò che c’è.
Il testo inizia con un cieco che vede e termina con dei presunti vedenti che restano ciechi. In mezzo c’è il processo di illuminazione dell’ex cieco. La conoscenza che egli ha di Gesù come “quell’uomo” diventa sempre più chiara e profonda: è un profeta, è da Dio, è il figlio dell’uomo, è il Signore che vede e adora. Dall’iniziale 2non so dove sia”, giunge ad accoglierlo come quello che parla con lui.
Le resistenze che l’ex cieco incontra – sono fuori o dentro di lui? - lo portano a scoprire la sua identità: diventa una persona libera di pensare senza pregiudizi, indipendente dalle pressioni altrui e capace di contraddire chi nega la realtà. È un uomo che torna a rispecchiare il Volto di cui è immagine: è “io- sono” che sta davanti a “Io-sono”!
Nel racconto noi siamo come i vari personaggi. O ci identifichiamo con il cieco, per fare la sua stessa esperienza di luce, o siamo tra quelli che vogliono restare ciechi, perché presumono di non esserlo. (…)
La Parola, luce e vita di tutto, testimonia di se stessa semplicemente mostrando ciò che è in ciò che fa: comunica se stessa illuminando e facendo vedere ogni realtà nella sua differenza. La sua venuta provoca una crisi, con duplice esito: c’è chi l’accoglie e chi la rifiuta. (…)
L’ostilità incontrata dal cieco illuminato è la medesima che ha dovuto sostenere Gesù da parte dei suoi contemporanei. E’ la stessa che deve sostenere la Chiesa di Giovanni da parte del suo ambiente e ogni credente da parte del mondo. Il Vangelo è eterno e racconta una storia sempre attuale: in ogni tempo c’è un cieco che viene alla luce e mostra ai presunti vedenti che sono ciechi, perché aprano gli occhi sulla loro situazione. La luce fa breccia nelle tenebre di una persona concreta: gli altri sono chiamati a fare la stessa esperienza, superando le proprie resistenze uguali a quelle che emergono nel racconto.
C’è una lotta continua nell’uomo, sia per chi viene alla luce sia per chi resta nelle tenebre. Chi viene alla luce deve sostenere l’opposizione delle tenebre; chi resta nelle tenebre avverte il dilagare della luce, che non riesce ad arrestare. E’ una lotta interiore a ciascuno di noi: “La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste (Gal 5,17). Quando vogliamo il bene, sentiamo le resistenze del male; quando facciamo il male, sentiamo il rimorso della coscienza, perché siamo fatti per il bene. E’ il dramma dell’uomo, in cui si compie il faticoso passaggio dalle tenebre alla luce, dalla morte alla vita.” (SILVANO FAUSTI, Una comunità legge il Vangelo di Giovanni, EDB, 2002, II voll, I°vol., 224ss)
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Lottare contro, equivale a ribellarsi al Creatore, senza capire che ha lasciato il mondo in cantiere, che lo ha affidato all'uomo, perché prosegua l'opera della creazione, per svelarne il bene ancora invisibile ma già presente...
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